Per la violoncellista Monica Leskovar il corpo e lo strumento sono tutt'uno

Dalle Dolomiti a Piazza Sant’Andrea della Valle. Le note del violoncello di Monika Leskovar hanno risuonato davvero dappertutto, fuori e dentro i teatri di tutto il mondo. Interprete di una classica che demolisce le barriere, e insieme a Giovanni Sollima, capace di sperimentare un codice contemporaneo estremo, ma dagli echi antichi, passionale e anticonformista, eppure solidamente fondato su regole e disciplina, soprattutto sulla disciplina del corpo. “È stato amore a prima vista con il violoncello. A sei anni, quando mi chiesero di scegliere quale strumento studiare a scuola tra flauto, chitarra, pianoforte e violoncello scelsi subito le corde di quest’ultimo”, dice Leskovar mentre con le dita lunghe sembra pizzicare le note dei ricordi. Una scelta audace per una bambina. “Il violoncello è uno strumento molto fisico, è un abbraccio, che copre il 90% del tuo corpo. È come un altro arto, ti abbraccia e va abbracciato e dopo 26 anni insieme, 4-5 ore di studio ogni giorno, è davvero una parte in più del tuo corpo. Una parte che può fare anche del male e ha bisogno di professionisti bravi che ti seguano costantemente come Jacques Lamarche e Silvia Malaguti”.
Il corpo appunto: suonare questo strumento così importante è uno stress fisico per una donna?
Come tutti gli strumenti è un lavoro fisico e mentale, lo stesso movimento viene ripetuto infinite volte. Questo porta sicuramente dei problemi. I punti deboli di un violoncellista sono le braccia e le spalle, ovviamente, ma anche i muscoli della schiena. A volte questi problemi restano silenziosi, a volte si fanno sentire tutti insieme. Come è capitato qualche tempo fa a me con una borsite. Non potevo muovere i muscoli delle braccia, ero ferma da tre settimane e avevo un concerto molto importante da fare.
“Grazie al metodo Malaguti Lamarche sono stata liberata dal dolore. Avevo bisogno che tutto accadesse velocemente e sono bastate due sedute.”
Cosa fa per conservare e migliorare la propria carriera?
Prima di tutto studio e tecnica. Ci vuole tanta tecnica, tante ore di ricerca e di lavoro su se stessi, sulla musica, sull’espressione. Questo mette a dura prova il corpo. Per i violoncellisti più di altri. Quando si suona in un’orchestra la nostra esecuzione può durare 30-40 minuti, un recital da solista dura anche un’ora e mezza. A volte penso a quando sarò più in là con gli anni: il violoncello pesa 7-8 chilogrammi e già portarlo con sé è un lavoro! Bisogna cominciare da giovani a curare il proprio corpo.
Quali sono i compositori più “difficili”?
Ci sono compositori come Shostakovich o Dvořák che impegnano moltissimo fisicamente. Le opere di Giovanni Sollima non sono da meno, anzi tra i compositori credo sia quello più impegnativo, con performance che durano anche due ore e che richiedono una forza e una tecnica davvero eccezionali.
Il corpo ti ha mai ostacolato nella musica?
Se il corpo è libero, se tutto funziona bene, anche la musica funziona. Funzionano le mani, hai la sensibilità giusta e il corpo finisce per seguire la musica in maniera naturale. C’è una integrazione perfetta con la musica. Penso addirittura che la musica ti aiuti a conoscere meglio il corpo: la musica insegna al corpo cosa fare e il corpo segue l’idea che l’artista vuole esprimere. Sempre che questa idea di musica sia sufficientemente chiara nella propria testa…
Cosa pensi del ruolo dell’Osteopatia nel conservare armonia ed equilibrio per il corpo?
È estremamente importante. Tutti gli atleti hanno sempre un professionista con loro. Perché questo non può accadere anche in un’orchestra? Noi musicisti abbiamo bisogno di capire passo dopo passo cosa accade al nostro corpo. Se desideri mantenere a lungo la tua capacità artistica, migliorare la tua carriera, hai bisogno di qualcuno che ti segua costantemente per lavorare sul corpo.
Professionisti come Jacques Lamarche e Silvia Malaguti possono aiutare i musicisti anche in un modo sconosciuto a molti: insegnarti come spendere meno energie, risparmiare stress fisici e tensioni e raggiungere risultati migliori.
Monika Leskovar