Tipico della gravidanza le mani che formicolano

“Altrimenti come potrà fare il bagnetto a sua figlia? Sa quanti incidenti domestici possono avvenire?”.
“Ma costa tantissimo”. “Può sempre farsi operare non dal primario. ” “Le mani per me sono importanti, sono una giornalista, scrivo. A chi affido l’intervento?” “A quel punto a chi capita, signora.” Per la seconda volta, se non avessi avuto la consulenza di Malaguti Lamarche, per la seconda volta ripeto, avrei commesso l’errore di farmi operare per paura. Per la seconda volta hanno fatto leva sulla maternità, sulla sensibilità e sulla mia vulnerabilità. Senza tener conto che ora però, finalmente le mani giuste, io non mi sentirò mai più sola. Non mi sono operata.
Mia figlia ha fatto tanti bagnetti e io non ho più quel dolore al risveglio. E non può essere stato un miracolo. O sbaglio?
Risposta dei Medici Malaguti Lamarche: Effettivamente Francesca dopo aver partorito si è rivolta a noi preoccupata sia per il dolore che per la diagnosi ricevuta.
Il dolore al risveglio che impediva di aprire liberamente le mani, le dita informicolate che alteravano la sensibilità e quindi la presa degli oggetti avevano creato il lei soprattutto l’angoscia di non poter far fronte alle richieste tipiche di una mamma alle prese con il suo bebè.
Tipicamente in gravidanza e in fase puerperale, la circolazione dei liquidi è meno efficace e la stasi che si crea è responsabile delle caviglie, dei piedi e delle mani gonfie (riuscite a infilarvi gli anelli senza difficoltà?)
I nervi, che sono molli, si distribuiscono in tutto il nostro corpo attraverso “guaine” trai i muscoli, le fasce, le articolazioni. La stasi dei liquidi al polso (il carpo) crea una compressione del nervo Mediano il cosiddetto tunnel carpale. L’immobilità durante la notte e la stasi dei liquidi si sommano, impedendo il normale scivolamento nella guaina.
Risultato? Formicolio, dolore, difficoltà nei movimenti soprattutto al risveglio: il nervo è irritato e ce lo fa sentire!
Ma c’é una cosa straordinaria di cui poco ancora si parla: la neuroplasticità cioè la naturale capacità dei nervi di auto-riparare i danni. Ma come?
Esistono evidenze scientifiche che dimostrano che queste “compressioni” sono TRANSITORIE nel periodo in cui il corpo della donna E’ IN TRASFORMAZIONE (gravidanza, puerperio) perché sottoposto a stimoli ormonali. Passata questa fase, il corpo ricomincia a funzionare come prima (non disperate, dopo qualche mese, riuscite a rinfilarvi gli anelli!).
Ecco che allora non ci si deve precipitare a trattare chirurgicamente ciò che è destinato a passare, ma bisogna favorire il recupero e accelerare la riabilitazione, attraverso una terapia conservativa e proattiva che promuova la neuroplasticità soprattutto in un momento delicato della vita della donna: anche la mamma ha bisogno di essere coccolata!
Moltissima letteratura scientifica dimostra che per curare il dolore e recuperare una mano funzionante in caso di tunnel carpale, la terapia più opportuna è quella conservativa associata ad esercizi di mobilizzazione che accelerano la riabilitazione evitando l’intervento chirurgico.
Abbiamo chiarito a Francesca il significato del dolore e perché stava accadendo.
L’abbiamo visitata, mostrandole che anche il gomito, la spalla e il collo soffrivano anche se in modo “silente” di una ridotta mobilità .
Abbiamo fatto con lei gli esercizi per recuperare la mobilità e ridurre la stasi. Le abbiamo indicato una integrazione con la dieta di complessi vitaminici e componenti che accelerano il recupero nervoso e favoriscono il drenaggio.L’abbiamo rassicurata sulle possibilità reali di risoluzione. Abbiamo fatto il nostro dovere.
Solo un approccio centrato sulla persona, consente di comprendere il problema e accompagnare verso la soluzione più opportuna. Crediamo che si debba dedicare più tempo ad ascoltare le persone, a visitarle e a cercare di trovare una soluzione su misura. Fare leva sulle risorse personali, promuovendo uno stile di vita adeguato significa riportare al centro del processo terapeutico la persona.
La chirurgia è utile ma è riservata solo nei casi in cui non vi sono possibilità reali di favorire il recupero funzionale se non cambiando l’anatomia.
Vi sono tantissimi altri esempi di dolore dove un approccio integrato e proattivo è efficace: per esempio il dolore pelvico e perineale di cui moltissime donne possono soffrire durante il corso della vita.
Francesca Barra