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Un banale problema congenito, finalmente trattato

Un dolore incredibile, con delle fitte acute al fianco destro. Così si è manifestato il mio problema. Sembrava arrivare dal nulla. O almeno io credevo che fosse così. Era settembre 2008, un mese che ricordo bene: un black-out personale durato più di tre settimane durante le quali ho perso circa 20 chili. L’inizio è stato così, un’enorme confusione, come se brancolassi nel buio.

Una storia a lieto fine, quella che vorrei raccontarvi, conclusasi positivamente con l’incontro di due medici, Silvia Malaguti e Jacques Lamarche, che hanno saputo dare risposte attraverso il loro metodo a un problema che mi aveva gettato nello sconforto e dal quale nessun medico mi ha saputo tirarmi fuori.

Una situazione che credo molti hanno sperimentato e che comincia con un percorso a ostacoli fatto di visite mediche, cure ospedaliere, terapie spesso lunghe e complesse, contatti con specialisti che non riescono a spiegarti mai fino in fondo quello che ti è accaduto o quello che stai vivendo. Adesso penso che spesso anche loro non se lo sanno spiegare, spesso non ascoltano le tue domande e procedono in maniera diretta verso la prima causa del problema, trascurando il quadro generale della situazione.

Nel mio caso è stato così: mi fu spiegato che si trattava di un banale problema congenito che interessava la mia funzione renale e che era in realtà facilmente risolvibile. Sono stati necessari 8 mesi per recuperare la forma fisica perduta, il peso perso, una tonicità muscolare che era stata abbattuta dal problema. Ma se il problema renale era stato parzialmente risolto, altri problemi che prima non avevo avvertito, ma che erano presenti da sempre, silenziosi, di cui la malattia non era stata che la punta dell’iceberg, si erano presto affacciati.

Un duro colpo alla qualità della mia vita, che incideva nella sfera più personale e intima sotto tutti i punti di vista: relazionale, fisico, emotivo, psicologico. Penso di aver girato tutti gli ospedali di Milano, di aver consultato più specialisti in quel periodo che nel resto della mia vita. Ho eseguito esami di ogni tipo, mi sono sottoposto a cure di breve durata senza effetti. Inizialmente pensavo che si sarebbero potuti risolvere. Avevo fiducia nella medicina e credevo che anche questi problemi avrebbero trovato una medicina adatta, una terapia capace di eliminare ancora una volta alla radice la causa del fastidio. Poi pian piano mi sono reso conto che i vari medici e professori a cui mi rivolgevo andavano davvero avanti per tentativi.

Non erano sicuri delle cure e non erano certi dei risultati. E questo aumentava il mio disagio e la mia angoscia. Sentimenti che si aggiungevano a un certo imbarazzo nel trattare un argomento che non padroneggiavano semplicemente perchè non era settoriale come avviene per alcune patologie. Credo ci sia poco che possa fare più male del dolore fisico e della malattia se non la consapevolezza che non riesci a uscirne e che nessuno ti possa aiutare. Vorrei fare un esempio: se ti rompi un menisco è un discorso meccanico ed è di competenza di un chirurgo ortopedico. Se ti viene un infarto lo cura il cardiologo. Ma quando le cause non sono chiare e il problema è “multidisciplinare” si sconfina in un campo aperto nel quale chi ha sempre proceduto per schemi, come accade nella medicina specialistica, rischia di fare buchi nell’acqua .E quando chi ti dovrebbe guidare fuori da una situazione brutta va per tentativi, la tua speranza diventa frustrazione e ti avvolge un senso di isolamento e di impotenza. Ti rassegni a convivere con tutti questo e speri di riuscire a ad accontentarti di una vita a metà.

“Questa era la mia situazione fin quando dietro indicazione dell’ennesimo specialista che si era reso conto della complessità specifica che stava dietro il mio problema sono stato indirizzato verso il Centro dei dottori Malaguti e Lamarche.”
Questa era la mia situazione fin quando dietro indicazione dell’ennesimo specialista che si era reso conto della complessità specifica che stava dietro il mio problema sono stato indirizzato verso il Centro dei dottori Malaguti e Lamarche. Per me erano l’ultima spiaggia.

Non sapevo che ancora sarebbero stati il mio porto sicuro. Sono stato portato in salvo da un metodo che rende marginale l’uso di farmaci e pillole, ma prima di tutto ti spiega in cosa consiste il tuo problema, affronta la sua natura fisica, in questo caso congenita, e la analizza in relazione al resto delle tue potenzialità, quelle perdute e quelle che si possono recuperare. A patto però di una completa collaborazione da parte del paziente. Questo è un punto importante: spesso ci affidiamo ciecamente nelle mani dei medici perché non vogliamo vedere la malattia, ma aspettiamo una soluzione facile. Se si tratta di un farmaco è ancora meglio, perché ci solleva dalle responsabilità. Salvo poi non avere “difese” per evitare di ripiombare nella stessa situazione.

Malaguti e Lamarche mi hanno spiegato che c’è un altro modo di affrontare la malattia, mi hanno spiegato come, mettendomi nella condizione di collaborare alla mia guarigione. E’ stata la prima volta che si è manifestata un’attenzione globale e condivisa delle mie aspettative. E io mi sono sentito catturato da questa prospettiva. Alle manovre mirate dell’Osteopata, dovevo aggiungere degli esercizi particolari di respirazione volti ad agire sul diaframma e sulla schiena 4 volte a settimana. In questo modo raggiungi la convinzione di una soluzione a portata di mano e questo ti permette di impegnarti anche in un percorso che è stato molto lungo, ma che con l’andare avanti del tempo mi ha consentito di eliminare quasi del tutto i miei problemi e questo senza prendere alcun medicinale. Quando dopo diverso tempo e dedizione ho cominciato a capire che sarei potuto uscirne, ho sentito una consapevolezza radicata che mi ha dato un senso di fiducia ritrovata in me stesso, di forza e al tempo stesso di leggerezza.

Stefano Businaro

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