L'importanza di avere un corpo efficiente: il duro lavoro del direttore d'orchestra

Direttore d’orchestra, violinista. Tantissimi premi, riconoscimenti in tutto il mondo, il suo nome è legato ad alcune delle più prestigiose orchestre e istituzioni musicali, come l’orchestra filarmonica della radio tedesca Rundfunk-Sinfonieorchester Saarbrücken, che nel 2007 ha guidato alla fusione nella Deutsche Radio Philharmonie Saarbrücken Kaiserslauterna. E ancora, tra le sue “orchestre” ci sono la Deutsches Sinfonie-Orchester di Berlino, l’acclamata Wiener Philarmoniker.
Produzioni importanti ed etichette prestigiose lo hanno richiesto come direttore o come violinista, in Europa, negli Stati Uniti, nell’Est asiatico dove, dice, “c’è un interesse sorprendente per la musica classica, un gusto e una curiosità contagiosi – spiega Poppen – da parte del pubblico e degli artisti di fronte ad ogni novità. Nascono nuovi teatri, nuove sale ogni settimana. C’è un entusiasmo coinvolgente.
Tornando da Singapore, riconosco che c’è un tratto forse unico nella cultura orientale, in grado di spiegare quello che Jacques Lamarche e Silvia Malaguti fanno per la salute e che ho sperimentato in prima persona grazie alle loro cure e cioè il collegamento fortissimo tra la musica e il corpo, tra l’arte e il gesto fisico. In Oriente c’è un’attenzione profonda alla cura e al benessere del corpo e questo secondo me spiega perché una generazione di musicisti di alto livello sta arricando da lì. Noi dobbiamo imparare a prenderci cura del nostro corpo, con coscienza e responsabilità”.
Questo vuol dire che dietro la musica ci sono muscoli, nervi, carne e sudore?
La musica è un’arte incredibile, la più spirituale di tutte. Nella pittura dell’artista resta il quadro, concreto, tangibile, reale. Quando viene eseguita una sinfonia le note spariscono, è solo Spirito. Le note passano, ma lasciano una traccia così profonda nei nostri animi. Eppure sul lato artistico, quello del musicista, la musica è completamente fisica. Ne sono convinto: non c’è nota che possa esistere senza l’aiuto di quello straordinario strumento che è il corpo dell’uomo. E questo vale per tutti, siano essi musicisti che cantante. E ovviamente per un direttore d’orchestra”.
Per l’artista la musica è un atto completamente fisico.”
Il corpo, il suo equilibrio e la sua armonia, possono influenzare l’esecuzione?
Ne sono convinto. Insegno violino presso la Hochschule für Musik und Theater di Monaco e quando lavoro con i miei allievi constato che la loro espressività musicale cambia in relazione allo stato di benessere fisico che sperimentano. Se ci sono tensioni, peggiora, ma una volta risolte la musica cambia completamente. Un’altra prova di questo collegamento più diretto la troviamo se confrontiamo l’esecuzione della stessa opera da parte della stessa orchestra con dieci direttori diversi. Se confrontiamo uno stesso brano ci accorgiamo che tra un’esecuzione e l’altra cambiano moltissime cose. Non è solo una questione di tecnica. C’è un codice nel linguaggio espressivo e corporeo del direttore che viene trasmesso agli orchestrali e modifica il risultato finale.
Il lavoro di un direttore, di un orchestrale, di un musicista è molto stressante per il fisico. Cos’è che lo mette più alla prova?
Ogni strumento ha la sua peculiarità. Per esempio il violinista deve tenere una posizione più asimmetrica, non naturale, per 6 ore al giorno durante lo studio e altre 5-6 durante il lavoro in un’orchestra. Anche un direttore d’orchestra sta in piedi dalle 5 alle 6 ore ogni giorno. Ci sono alcuni colleghi che preferiscono stare seduti durante le prove. Io ad esempio non riesco a lavorare così, preferisco stare in piedi.
Un’opera è fatta per l’80% momenti di tensione, il 20% di rilassamento. A volte ci sono opere molto complesse: dirigere Mahler o Shostakovich per esempio richiede uno sforzo fisico eccezionali, altri compositori sono meno “stressanti” come Rossini. Altri hanno momenti di vigore alternati a momenti di distensione, come Mozart, e sono più bilanciati. Per altri versi dirigere un’orchestra mi fa sentire bene, è un allenamento costante. Forse è il segreto grazie al quale molti direttori d’orchestra sono longevi…
Ci sono momenti in cui il corpo può diventare un ostacolo?
Un musicista è sempre in giro per il mondo, cambia spesso camere d’albergo, passa tante ore in aeroporto e tante in aereo, in posizioni spesso scomode per le gambe e per la schiena. Questo è forse il pericolo maggiore per il nostro corpo. È uno dei motivi che mi ha portato ad incontrare, ormai 15 anni anni fa, Jacques Lamarche, quando trovandomi a Padova per alcuni concerti ebbi un grande problema. Mi bloccai del tutto e non potevo dirigere l’orchestra in quelle condizioni. Le mie zone calde, ma spesso quelle di ogni musicista, sono la schiena e la cervicale. In quell’occasione sono andato regolarmente presso lo studio di Lamarche e questo mi ha consentito di tornare subito sul podio. Ma soprattutto quell’incontro mi ha fatto riconoscere l’importanza di figure come quella di Jacques Lamarche e di Silvia Malaguti e l’importanza dell’Osteopatia per il mondo della musica. Il loro lavoro è insegnarci ad essere responsabili nell’utilizzo del corpo. Per i musicisti questo è assolutamente centrale. Se il corpo non funziona bene, la musica non funziona, la musica è bloccata e la professione ne risente, il successo non arriva. È importante che ci siano professionisti e medici preparati come loro nei problemi specifici degli artisti e dei musicisti in particolare. Sono convinto che Jacques Lamarche in questo settore sia il più bravo in Europa.
Christoph Poppen