Cosa c’entra il Mental Coach con la terapia del dolore pelvico?

Molti si chiedono: cosa c’entra il Mental Coach con la terapia del dolore pelvico? C’entra eccome. Al centro del nostro percorso terapeutico non c’è il dolore, c’è la persona; un soggetto che, nel momento in cui si rivolge a noi, è spesso accompagnato dalla sofferenza. La qualità della vita di queste persone è compromessa e, inevitabilmente, non è solo il corpo a pagarne le spese ma l’intero sistema “uomo”. Mente e corpo sono un tutt’uno e si influenzano costantemente.

Attraverso i neurotrasmettitori ubiquitari le emozioni arrivano al corpo così come le sensazioni del corpo arrivano alla nostra coscienza condizionando lo stato emotivo. I nostri pazienti si ritrovano frequentemente a dover modificare le loro abitudini di vita a causa di una sofferenza che gli impedisce di svolgere le normali attività del quotidiano. Tutto ciò comporta ovviamente un grande dispendio emotivo. Ciò che cambia, infatti, non sono solo le routine del soggetto, ma l’intera immagine di sé, la percezione di se stesso.

Il dolore non è solo a livello pelvico, coinvolge la persona, condiziona la sua emotività che, a sua volta, influenza il corpo. Il lavoro del Mental Coach all’interno del percorso terapeutico si rivela pertanto indispensabile. Lavorare sulle rappresentazioni mentali connesse al dolore, dare spazio alla verbalizzazione dei vissuti emotivi, potenziare l’immagine di sé e la percezione della propria efficacia personale, consente di creare un ponte di collegamento tra mente e corpo aprendo la via della partecipazione attiva del paziente al suo percorso terapeutico. Il focus del nostro lavoro è il cambiamento.

Attraverso l’integrazione di diversi specialisti cerchiamo di portare il paziente da una situazione psicofisiologica di partenza, spesso penosa e invalidante, ad una condizione di maggior benessere generale. Cerchiamo di stimolare un cambiamento neuroplastico che però non è possibile senza una partecipazione cosciente del paziente, che il Mental Coach stimola e alimenta durante tutto il percorso terapeutico. Non c’è variazione senza intenzione.

Quando i nostri pazienti arrivano in studio spesso si sentono incapaci di attuare qualsiasi cambiamento, il dolore è al centro della scena e offusca la capacità del soggetto di percepire le proprie risorse. È compito del Mental Coach quello di stimolare lo sguardo positivo sul sé e agevolare una visione chiara delle proprie potenzialità. Solo così si rende possibile una partecipazione attiva e consapevole del soggetto al percorso terapeutico, si creano le condizioni per avviare il cambiamento.

Non si comincia nulla se non ci si sente in grado di farlo. Il processo terapeutico dello studio Malaguti Lamarche è un percorso al centro del quale c’è la persona, con la sua straordinaria complessità di variabili corporee e mentali. Protagonista della scena non è il dolore bensì il soggetto, che orientato dal lavoro integrato dei diversi professionisti, avvia un processo di cambiamento psicofisiologico. Non sempre il soggetto è presente a se stesso poiché il dolore lo affatica e lo disorienta. La mente spesso perde di vista le sorprendenti potenzialità del corpo. Ma il Mental coach è abituato ai giochetti della mente. Quando le porte del percorso terapeutico sembrano chiudersi d’innanzi agli occhi del paziente, lui gli mostra una chiave.

Paolo Caselli – Mental Coach

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