Come curare la pubalgia

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La pubalgia: una patologia controversa

La pubalgia è una patologia piuttosto controversa, poiché si manifesta con sintomi dolorosi localizzati nell’area pubica ma spesso difficili da identificare.

Soprattutto nel mondo degli sportivi professionisti una delle domande più frequenti rivolte al medico è: come curare la pubalgia? Come prevenirla? Si tratta di una patologia che colpisce molto di frequente gli sportivi: la pratica sportiva agonistica infatti con allenamenti ripetuti più volte a settimana, può far peggiorare la situazione che se non viene curata può degenerare in pubalgia cronica.

Molto spesso la pubalgia viene definita la “malattia degli sportivi”, soprattutto professionisti, ma può colpire anche chi pratica sport soltanto in maniera dilettantistica, o addirittura in chi non pratica alcuno sport, per questo le cause sono difficili da definire.

In realtà colpisce anche i dilettanti e non sono rari i casi in cui si manifesta in persone che non praticano sport. Tendenzialmente la pubalgia è causata da quello che in gergo medico è definito sovraccarico funzionale del distretto anatomico pubico. La muscolatura interessata durante il ripetersi dei gesti atletici viene costantemente interessata da microtraumi e microlesioni, piccoli stiramenti muscolari che col passare del tempo finiscono per creare uno stato generale di infiammazione dell’area.

Quando la pubalgia si manifesta in persone che non praticano attività sportiva, le cause vanno generalmente ricercate in problematiche posturali o squilibri che possono aver provocato un affaticamento delle strutture muscolari dell’area pubica. Infine, una causa della pubalgia è la gravidanza, poiché durante la crescita del feto nell’utero tutte le strutture pelviche subiscono importanti modifiche fisiologiche che possono comprometterne momentaneamente la funzionalità.

Definita anche sindrome retto adduttoria la pubalgia si manifesta all’inizio con un lieve fastidio che si trasforma via via in dolore alla zona pubica e che si irradia ai muscoli adduttori e del retto addominale. Questo causa difficoltà al movimento di avvicinamento della gamba dall’esterno verso l’interno oppure nei movimenti di spinta, per esempio per dare un calcio ad un pallone, o sferrare un colpo con la gamba nelle arti marziali. Nel caso di atleti professionisti spesso soggetti a pubalgia si possono identificare generalmente quattro gradi della pubalgia:

Grado 0: possiamo definirlo un grado precedente la comparsa della pubalgia. La muscolatura comincia ad infiammarsi ma il dolore compare saltuariamente e non inficia minimamente con la pratica sportiva.

Grado 1: al primo grado della pubalgia spesso molti atleti non danno molto peso, pensando ad un semplice dolore dovuto alla troppa pratica sportiva.

Grado 2: l’infiammazione comincia a essere piuttosto dolorosa e costringe l’atleta a sospendere la pratica sportiva.

Grado 3: la pubalgia è una patologia cronica, il paziente soffre anche solo camminando. La diagnosi implica uno stop forzato di qualunque attività sportiva.

Diagnosticare la pubalgia individuando il grado della patologia è fondamentale per valutare la possibile cura o i farmaci più adatti. Una visita ed eventuali approfondimenti ecografici possono mostrare lo stato dell’infiammazione e consentire al medico di valutare se e quando iniziare una terapia mirata farmacologica o suggerire riposo, trattamenti come massaggi, fisioterapia o altre terapie.

A seconda del grado di pubalgia la cura sarà diversa. Prima che la pubalgia si manifesti col grado 1, ovvero al grado zero in caso di dolore o fastidio basterà prestare attenzione e sospendere l’attività sportiva per qualche giorno. Al grado 1 si può cominciare a intervenire con una terapia farmacologica antiinfiammatoria, che andrà strutturata maggiormente in caso di grado 2.

In entrambi i casi è importante sospendere l’attività fisica e seguire scrupolosamente i consigli e le prescrizioni del medico. Quando la patologia si trasforma in cronica talvolta il trattamento farmacologico da solo non è più risolutivo. Possono essere utili riposo, massaggi o manipolazioni volti a sfiammare la zona.

In caso di diagnosi di pubalgia dovuta a problematiche posturali l’osteopatia si rivela una terapia molto adatta, poiché i trattamenti osteopatici mirano a ripristinare la corretta funzionalità osteo articolare del pube. In caso di pubalgia in gravidanza, infine, non occorre alcun intervento farmacologico poiché si tratta di disturbo fisiologico che guarisce autonomamente dopo il parto.

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